Visitare Punakha, l’antica capitale del Bhutan
Visitare Punakha è un’esperienza assolutamente obbligatoria durante un viaggio in Bhutan. Si trova nella parte centrale del paese, nel distretto omonimo e, fino al 1955, è stata la capitale amministrativa del regno. Successivamente, il potere politico fu spostato a Thimphu.
Rispetto ad altre zone del Bhutan, si trova ad una altitudine relativamente più bassa, circa 1200 metri ed è una zona prevalentemente rurale e, se possibile, ancora più incontaminata del resto del paese. Il panorama è caratterizzato da vaste risaie, che nel periodo estivo vengono utilizzate per coltivare il riso rosso, uno dei prodotti tipici del paese.
E’ la seconda città più popolosa del paese e fu fondata da Shabdrung Ngawang Namgyal (il monaco tibetano considerato come il fondatore del Bhutan) intorno al XVII secolo.
Come arrivare a Punakha
Punakha dista circa 75 chilometri da Thimphu. Non è una distanza enorme, ma il tempo che si impiega, generalmente è di circa 2 ore e mezzo, o anche qualcosa in più, a seconda delle condizioni metereologiche. Questo è dovuto al fatto che la strada, che è a doppia corsia, è comunque una strada di montagna, ed è piuttosto tortuosa, piena di tornanti.
Di solito si effettua una sosta al Dochula Pass, per una capatina alla toilette, prendere un caffè e fare qualche foto (di questo vi parlerò più avanti). In ogni caso, è un tragitto molto interessante, visto che il panorama è stupendo e molto particolare. Oltre alla lussureggiante vegetazione, potrete vedere alcuni tratti di strada decorati con bandiere di preghiera coloratissime.
Soprattutto, in alcuni tratti di strada, vedrete centinaia di piccoli “funghi” colorati (o almeno così sembrano). In realtà sono dei piccoli manufatti di argilla, a forma di stupa; hanno una funzione religiosa o commemorativa, dal momento che al loro interno contengono un minuscolo foglio di carta con una preghiera o una piccola reliquia di una persona cara defunta, per esempio un pezzo di unghia o dei capelli. Vengono sistemati solitamente in un anfratto nella roccia, così da essere protetti dalla pioggia e dal fango. Io li ho trovati decisamente pittoreschi. Potete vederli nella foto qui sotto.
Dove dormire a Punakha
Come vi ho già spiegato in altri articoli sul Bhutan, sarà il vostro tour operator ad occuparsi della scelta dell’hotel quando dovrete visitare Punakha. Devo dire che noi siamo stati molto fortunati, perchè ancora una volta siamo stati alloggiati in uno splendido albergo. Il bravo Suraj Chhetri, della Bhutan Travel Gate ha scelto per noi un altro bellissimo hotel.
Si trova in una località chiamata Lobesa e, guarda un pò, si chiama Lobesa Hotel. Oltre ad essere molto lussuoso, con camera e bagno grandi, ha una splendida terrazza che si affaccia sulla valle. Da qui si gode lo splendido panorama delle risaie, alberi enormi e tanti uccellini che ci venivano incontro sulla ringhiera come se non avessero paura di noi. Infatti, io e Gianni abbiamo trascorso un sacco di tempo sulla terrazza a goderci la vista, malgrado il tempo non fosse dei migliori.
Come sempre, la colazione e la cena erano comprese nel soggiorno e il personale si è dimostrato molto premuroso e disponibile.
Cosa visitare a Punakha e dintorni
E adesso andiamo a visitare insieme le principali attrazioni di Punakha e dei suoi dintorni.
Dochula Pass
Questo passo si trova a circa 45 minuti di strada da Punakha ed è una tappa fissa. E’ un punto di ristoro, ma offre anche alcune suggestive attrazioni. Intanto, si trova a circa 3100 metri sul livello del mare, pertanto nelle giornate limpide si riescono a vedere le vette innevate dell’Himalaya. In questo senso non abbiamo avuto fortuna, visto che all’andata abbiamo avuto tempo piuttosto nuvoloso e, al ritorno abbiamo trovato addirittura la neve!
Ci sono inoltre 108 chorten (cioè gli stupa in lingua tibetana) fatti costruire dalla regina madre Dorji Wangmo come protezione per l’attuale monarca, il quarto re del Bhutan, Jigme Singye Wangchuck. L’insieme di queste costruzioni è conosciuta come Druk Wangyal Khang Zhang Chortens. Essi sono disposti in cerchi concentrici su tre livelli.
Fu sempre la stessa regina a volere la costruzione del Druk Wangyal Lhakhang (un monastero) come memoriale per ricordare i soldati bhutanesi morti in una operazione militare (la prima e l’unica nella storia del regno) per sopprimere una rivolta nella parte meridionale del Bhutan.
Visitare Punakha: lo Dzong
Lo dzong di Punakha è, secondo me, l’attrazione principale da visitare in questa area. E’ il secondo dzong più antico del Bhutan, visto che risale al 1637. Nel corso degli anni ha dovuto subire dei restauri poichè ha subito degli ingenti danni dovuti ad alluvioni ed incendi.
Una delle caratteristiche che lo rendono molto affascinante è la sua collocazione; infatti si trova alla confluenza di due fiumi, Pho Chhu (maschio) e Mo Chhu (femmina). La sua struttura è imponente ma in un certo senso un pò diversa da quella di altri dzong. Esso infatti vanta tre cortili interni anzicchè due, come succede normalmente. Ospita alcuni uffici amministrativi e un importante monastero buddhista.
Ma quello che lo rende particolarmente caro ai fedeli bhutanesi è un piccolo santuario, non accessibile ai turisti, che conserva le spoglie di Shabdrung Ngawang Namgyal, l’uomo che avrebbe unificato i territori del Bhutan, dando vita all’odierno Regno del Drago. E’ la sede invernale del Dratshang Lhentshog, la Comunità Monastica Centrale, ed è qui che è possibile incontrare Je Khenpo, la più importante figura religiosa della chiesa bhutanese. Noi lo abbiamo visto che usciva scortato da vari monaci mentre noi entravamo nello dzong, e abbiamo avuto la fortuna di ricevere la sua benedizione.
Infine, proprio a sottolineare l’importanza del monumento, le nozze dell’attuale re sono state celebrate proprio qui. Ovviamente, posso mostrarvi solo le immagini dell’esterno dell’edificio, perchè all’interno si possono fotografare solo i cortili e null’altro.
Visitare il Monastero Chhimi Lhakhang di Punakha
Questo monastero è particolarmente affascinante, soprattutto per il valore che rappresenta per i bhutanesi. Viene comunemente chiamato “tempio della fertilità” perchè, dicono, chi lo frequenta riesce a mettere al mondo dei figli malgrado i problemi di sterilità.
Fu fondato da Drukpa Kunley, conosciuto anche come “divine madman” (il pazzo divino) o come santo della fertilità. A lui si deve la tradizione di dipingere dei falli sui muri delle case per propiziarsi il benessere e tenere lontano il malocchio. Si trova vicino al villaggio di Metsina; per raggiungere il tempio bisogna percorrere un sentiero e infine si raggiunge uno spiazzo dove vedrete un enorme albero e varie ruote di preghiera.
Il tempio vero e proprio è davvero piccolo, piuttosto buio e al suo interno abbiamo visto tanti fedeli seduti per terra che meditavano. Io ho trovato l’atmosfera estremamente suggestiva, anche se visto lo spazio angusto era anche alquanto soffocante.
Una cosa che invece ci ha incuriosito molto è stata la presenza di una ragazza, abbastanza giovane, che girava attorno al tempio portando sulla schiena una specie di zainetto a forma di fallo. La guida ci ha spiegato che la fertilità può essere invocata non solo con la preghiera, ma anche facendo tre volte il giro del tempio portando questo zainetto.
Il ponte sospeso di Punakha
Si tratta di uno dei più lunghi ponti sospesi al mondo, circa 200 metri, e attraversa la confluenza dei due fiumi Pho Chhu (maschio) e Mo Chhu (femmina). Si trova infatti nei pressi dello dzong, ed è proprio dal ponte che potete avere una splendida vista panoramica dell’edificio.
Io e Gianni non lo abbiamo attraversato, visto che soffriamo di vertigini, ci siamo limitati a scattare alcune foto, nessuna delle quali è decente. Questo perchè il ponte era letteralmente invaso da comitive di turisti indiani, abbastanza rumorosi; di conseguenza tutte le immagini che abbiamo sono orribili, la foto che vedete sotto abbiamo dovuta chiederla in prestito ad un amico.
Le risaie
Vi ho già detto che Punakha è una zona prevalentemente agricola e le risaie faranno da sfondo a tutte le vostre foto. Nel periodo in cui noi siamo stati a visitare Punakha, erano secche e questo mi dispiace perchè deve essere uno spettacolo fantastico vederle piene di acqua. Però, nei periodi in cui non si coltiva il riso, esse non sono inutilizzate, visto che viene coltivato foraggio per gli animali.
Il riso che si coltiva in questa zona, e per il quale il Bhutan è famoso, è il riso rosso. Sembra che questa varietà abbia delle importanti caratteristiche nutrizionali, per esempio contiene antiossidanti, e abbassa il colesterolo (e ame farebbe bene mangiarne a vagonate). A parte questo, il sapore mi è sembrato praticamente uguale al riso normale.
Khamsum Yulley Namgyal Chorten
Questo chorten domina la valle di Punakha dall’alto e per raggiungerlo bisogna effettuare un piccolo trekking. Da qui si gode una vista spettacolare dei due fiumi e delle montagne di Gasa e, nelle giornate limpide, anche oltre. Fu costruito per proteggere la valle dagli spiriti maligni e per favorire la pace e l’armonia nel mondo.
Personalmente ho trovato molto faticosa l’arrampicata per arrivarci; ma si sa che io ho qualche problemino, ma se siete in buona forma, vi consiglio assolutamente di visitarlo.
Visitare Punakha: il villaggio di Limbukha
Una tappa che ben pochi tour includono è il villaggio di Limbukha. Ci vogliono più di due ore e mezzo per raggiungerlo, non perchè sia particolarmente distante, ma perchè la strada che si arrampica sulla collina Dampala è piuttosto stretta e tortuosa e, nell’ultimo tratto, è sterrata.
Malgrado la giornata fosse piovosa, e quindi tutt’altro che limpida, abbiamo visto un panorama stupendo della vallata. Il villaggio è minuscolo e i suoi pochi abitanti si dedicano esclusivamente all’agricoltura. All’inizio sembravano alquanto timorosi e timidi, ma poi si sono aperti e hanno cercato anche di chiacchierare con noi malgrado non conoscessero una sola parola di inglese.
E’ stata una bellissima esperienza, abbiamo potuto conoscere il vero Bhutan, una realtà ancora incontaminata e per questo ancora più preziosa.
Peccato aver trovato un tempo non proprio favorevole e la nebbia, molto fastidiosa! É interessante scoprire anche questa città, un tempo capitale e oggi luogo sicuramente interessante a livello storico ma anche fotografico!
E’ stata forse la zona che ci è piaciuta di più, malgrado la nebbia e la pioggia!
Ho letto che il Buthan è lo stato più felice al mondo, forse anche per la presenza di tanti monasteri dove mantenere calma e concentrazione, oltre ad un paesaggio meraviglioso che aiuta ad avere sempre alto il morale!
E ti confermo che a me sono sembrati davvero tutti felici e contenti!
Nel vostro blog riesco sempre a trovare posti insoliti di cui stupirmi! Non avevo mai sentito parlare di Punakha e mi sono davvero deliziato leggendo tra le righe il tuo racconto di viaggio.
In effetti molti dei posti di cui parlo non sono esattamente molto famosi o frequentati, ma mi piace farli conoscere!