Dakshinkali, il tempio dei sacrifici
Dakshinkali, che ospita il tempio dei sacrifici, è una località molto vicina a Kathmandu, da cui dista appena 20 chilometri.
L’unico modo per raggiungere questa località è il taxi o un tour privato. Non ci sono nè treni nè autobus che vi ci possano portare.
E’ un luogo che ancora non è stato scoperto dal turismo di massa, ma che è estremamente suggestivo, anche se, a mio avviso, un pò inquietante.
Dakshinkali: come arrivare
Ma perchè recarsi a Dakshinkali? Cosa c’è di così attraente da visitare?
In realtà non molto, tranne un tempio dedicato alla Dea Kali, la dea dalle molte braccia. Vedere i riti a lei dedicati è una esperienza unica.
Ma andiamo con ordine; una volta arrivati attraverserete un ponte sospeso sulla confluenza di due fiumi, il Kharpa Khola e il Sanimal Khola.
Poi dovrete percorrere una strada dove troverete tantissime bancarelle: un mercato dove si vende frutta, verdure e tante ghirlande di fiori. Queste ultime sono le offerte da portare alla dea.
Il tempio è nascosto in una gola che raggiungerete scendendo un ripida scalinata; la vegetazione che lo circonda è estremamente rigogliosa e il luogo è davvero piacevole da visitare.
E finalmente si arriva al tempio.
Il tempio della Dea Kali
Il tempio di cui parliamo è un tempio induista ed è dedicato a Kali; essa è una delle tante manifestazioni della dea Parvati e la più sanguinaria di tutte.
A lei i fedeli offrono non solo preghiere e ghirlande di fiori, ma anche sacrifici. Durante il rito, che si svolge il martedì e il sabato mattina, un animale viene sacrificato per placare la dea e ingraziarsene i favori.
Al nostro arrivo, abbastanza presto, i fedeli non erano molti; ma quelli che c’erano erano tutti indaffarati a preparare la cerimonia.
Soprattutto il sacerdote si dava un gran da fare a lucidare e pulire la statua di Kali, scolpita in pietra nera. Una volta compiuto il sacrificio, la statua viene imbrattata con il sangue dell’animale.
La nostra guida ci ha raccontato che in molte case è ospitata una statua della dea, e ogni mattina il capo famiglia deve pulirla e renderle onore.
In attesa che il rito avesse inizio, abbiamo gironzolato tutto intorno; su un muro abbiamo trovato una quantità enorme di campane; nei riti induisti, suonare la campana equivale a pregare.
Un uomo seduto per terra si faceva pagare per mettere la tika (il puntino rosso) sulla fronte di chiunque lo chiedesse. Fedele o no, io ho accettato la sua offerta.
Dakshinkali: il tempio e i sacrifici
Man mano che passava il tempo, il luogo ha cominciato a riempirsi; noi, non essendo fedeli, eravamo costretti a stare a distanza e a guardare quello che accadeva dall’alto di una specie di terrazza.
La maggior parte dei fedeli erano a piedi nudi; tutti pregavano e accendevano incenso.
Molti avevano in mano delle galline; le lanciavano verso l’altare e poi le riprendevano.
La guida ci ha spiegato che era come offrire in sacrificio il proprio animale; molti nepalesi sono troppo poveri per poter rinunciare ad una gallina, neanche per un sacrificio alla Dea.
Il lancio della gallina era un modo per comunicare alla dea che essi erano pronti al sacrificio, ma non potevano permetterselo.
Mentre la folla aumentava, l’aria si riempiva di odore di incenso. Malgrado fossimo all’aperto, era veramente intenso, da far venire il mal di testa. I fedeli formavano una lunga coda per pregare davanti all’altare.
E’ stato a quel punto che mi sono girata e ho visto una graziosa capretta nera legata ad un albero. Mi sono avvicinata per accarezzarla, ma la guida mi ha bloccata.
Non potevo toccare la capretta perchè era lei la vittima destinata al sacrificio.
Che vi devo dire? Lo stomaco mi si è stretto in un nodo e ho chiesto alla guida di portarci via immediatamente; non sopportavo neanche il pensiero di quello che sarebbe successo alla povera bestia!
Potete trovare altre informazioni sul sito ufficiale del Nepal
Sono stata di recente al MAO di Torino, il Museo di Arte Orientale, e mi sono lasciata ispirare dalle culture così distanti dalla nostra e dalle religioni asiatiche: mi piacerebbe ora scoprire il Nepal e questo tempio, per toccare con mano la sacralità che si respira in questi luoghi!
Il Nepal mi è rimasto nel cuore, sono sicura che ti piacerebbe molto!
A me era successa una situazione simile quando la guida ci portò, senza che lo sapessi, a vedere il combattimento di Galli. Non voleva che uscissi perché avrei offeso la popolazione
Sono situazioni un pò imbarazzanti, in effetti; si tratta della loro cultura e come tale la rispetto, ma per noi è terribile assistere a certi spettacoli come il sacrificio di animali.